Ordinanza vieta di dare il cibo ai randagi, interviene Difesa Consumatori e Contribuenti

 

Notificata al Prefetto di Caserta l’Istanza per l’annullamento dell’Ordinanza “scandalo” del Comune di Marcianise che fa divieto di dare cibo agli animali randagi

Ieri sera l’Avv. Cristiano Ceriello, incaricato dall’Associazione dei Consumatori “Difesa Consumatori e Contribuenti” e dal “Partito Animalista Italiano”, ha notificato al Prefetto di Caserta la formale Istanza di Revoca della Discussa Ordinanza del Comune di Marcianise che, dal 20 settembre, fa “divieto di somministrazione di cibo ad animali randagi nel territorio comunale”. Istanza di revoca ai sensi del Testo Unico degli Enti Locali (T.U.E.L.), per il provvedimento che sta facendo parlare tutta l’Italia.

 LA STORIA: Il 20 Settembre l’Amministrazione Comunale di Marcianise ha deliberato, con ordinanza n.ro 34, il “divieto di somministrazione di cibo ad animali randagi nel territorio comunale”, giustificato da una non meglio motivata tutela pubblica. Subito la polemica è iniziata ad imperversare sui social media ed in Italia, anche perché il Comune di Marcianise di questi tempi non è l’unico ad avere pensato ad un provvedimento del genere.

Grazie ad un appello lanciato sui social ed ai simpatizzanti, Difesa Consumatori e Contribuenti ed il Partito Animalista Italiano sono riusciti ad ottenere copia della contestata ordinanza ed avviato, tramite l’Avv. Ceriello, la formale richiesta di revoca al Prefetto dell’Ordinanza contestata. Difatti il Prefetto, quale Ufficio Territoriale del Governo, è l’Ente che può operare la revoca di provvedimenti comunali e degli Enti locali.

“L’ordinanza – si legge nell’istanza – già in via preliminare “ictu oculi” risulterebbe di primo acchito essere “contra legem”, in quanto viola la “ratio legis” della Legge n.ro 189/2004 e della Legge n.ro 201/2010, le quali sono ispirate dal divieto di cagionare sofferenza ingiusta agli animali e, anzi, ispirate da un conclamato “principio solidaristico” di aiuto delle specie viventi in sofferenza”. Su questo principio si è espressa più volte la Corte di Cassazione. Ancora l’ordinanza, a parere degli istanti, è carente di motivazione e, ANZI, “HA COME EFFETTO REALE l’aumento di pericolo alla salute ed incolumità pubblica (!!); ciò in quanto animali randagi affamati e disperati hanno come unica logica soluzione quella di cibarsi di immondizia, soffrire o perire per le strade, se non “quale disperata soluzione” quella di attaccare essere umani”.

Tra gli altri, sempre nell’istanza, si contesta come l’ordinanza violerebbe pure i disposti del Trattato di Lisbona (Trattato Internazionale di valenza Costituzionale, ex art. 11 Cost.), il quale all’art. 13 prevede piena tutela delle esigenze in materia di benessere degli animali in quanto esseri senzienti.

Tutte motivazioni che si augura, quanto prima, verranno accolte dal Prefetto per la revoca della contestatissima ordinanza. In caso contrario, le associazioni hanno già anticipato come continueranno la propria battaglia proseguendo con l’inoltro di “Class Action” per la revoca di un provvedimento della Pubblica Amministrazione, prevista dal D.lgs. n.ro 198/2009.

E’ importante ottenere questo risultato – commentano le associazioni – anche perché in queste settimane stanno appunto aumentando gli Enti locali che come lotta al randagismo, paradossalmente propongono come la soluzione sia far divieto ai cittadini di dar da mangiare e dare assistenza a poveri animali che vagano per le strade, spesso abbandonati o maltrattati.

 

Ass. “Difesa Consumatori e Contribuenti”

COMUNICATO STAMPA

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