Coronavirus, emergenza agricoltura e sociale

Fin dall’inizio di questa emergenza sanitaria ho sempre sostenuto che le misure restrittive per evitare il contagio da Coronavirus non potevano essere uguali per tutto il territorio nazionale e regionale, ma differenziate per aree a seconda della densità di popolazione e secondo le attività lavorative dei soggetti. Invece no. Sono state applicate per tutti le stesse misure. Si è arrivati a sanzionare e quindi negare il diritto agli agricoltori (almeno i produttori a livello familiare) di potersi muovere liberamente per esercitare questa professione essenziale. Si è arrivati al punto di sanzionare finanche chi, forse per mettere un piatto in tavola, si è recato da solo in luoghi sani per raccogliere asparagi. Il motto è stato e continua ad essere: TUTTI A CASA.

Eppure c’è chi ha sostenuto che nella lotta a questo virus era necessaria la vitamina D. “Vitamina del sole” amica delle ossa, ma anche alleata delle difese naturali del nostro organismo contro i nemici che lo minacciano. Ci è stato vietato anche il sole.

Detto questo e considerato che i tempi per uscire da questa emergenza sanitaria appaiono abbastanza lunghi, mi chiedo: come potremmo affrontare i giorni che verranno dato che si profila sempre di più una crisi economica e sociale? Se i nostri agricoltori dovranno continuare a restare a casa, perchè il governo tramite il Ministro dell’Agricoltura è preoccupato e dichiara : “Ci vuole un provvedimento urgente, oltretutto con la mancanza di stagionali stranieri rischiano i raccolti” .

Mi appare quantomeno contraddittorio tutto ciò: da un lato si è voluto tenere a casa i piccoli agricoltori italiani, quelli che danno vita e sostentamento soprattutto nelle periferie del paese, mentre da un altro lato si tende ad iniettare nel paese gente nuova.

Il Governo centrale e i Governatori di Regioni dovrebbero riflettere. Il tempo scorre e la rabbia cresce. L’Italia è pronta a rimboccarsi le maniche basta che lasciate la gente libera di recarsi nei propri fondi ovviamente con tutti i dispositivi di protezione individuale.

Oltretutto va tenuta da conto l’agricoltura sociale che si pone l’obiettivo di migliorare lo stato di salute fisico e mentale delle persone attraverso la possibilità del lavoro in campagna con ricadute positive anche a livello sociale. Nei nostri territori sono soprattutto i vecchi che coltivando la terra danno un senso all’esistenza.

Mio padre intento a lavorare la terra prima dell’emergenza coronavirus

La nostra tendenza è di interessarci a qualcosa che cresce nel giardino, non nella nuda terra in se stessa. Ma se vuoi avere un buon raccolto, la cosa più importante è rendere il terreno fertile e coltivarlo bene.

SHUNRYU SUZUKI

Noi abbiamo bisogno di agricoltura, di grano, di farina e infine di pane. Noi abbiamo bisogno della terra e della libertà di coltivarla. Noi abbiamo bisogno di raccogliere gli asparagi di questa terra cilentana che nessun Governo conosce e abbiamo bisogno di fare una frittata con le nostre uova. Noi abbiamo bisogno di coltivare i nostri orti…che forniscono prodotti salubri.

Angelo Risi

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