Coronavirus, I 21 parametri che hanno “deciso” le zone rosse, arancioni e gialle

Con la seconda ondata di Coronavirus l’Italia sta facendo i conti con una curva di contagi in crescita e di conseguenza una progressiva gravità dell’emergenza sanitaria nei diversi territori.

Al fine di stabilire le chiusure, differenziate da Regione a Regione, per fermare l’ondata del contagio il Governo ha emanato apposito Dpcm –  in vigore dal 6 novembre al 3 dicembre 2020. Il nuovo Dpcm individua tre aree – gialla, arancione e rossa – corrispondenti ai differenti livelli di criticità nelle Regioni del Paese e per le quali sono previste misure specifiche. Nella fascia riservata alle Regioni a rischio di massima gravità, con scenario 4 (Area rossa) sono concentrate le misure più restrittive; nella fascia per le Regioni a rischio alto ma compatibili con lo scenario 3 (cosiddetta area arancione), sono previste misure lievemente meno restrittive, nella terza fascia, quella per tutto il territorio nazionale, rientrano le restanti Regioni (Area gialla).

Non sono mancate polemiche da parte dei Presidenti di Regioni classificate in aree a maggiore rischio che il governo prova a placare chiedendo unità.

Per assegnare ogni Regione a una fascia di rischio sono stati utilizzati criteri individuati dal Comitato tecnico scientifico e dal ministero della Salute. Sono 21 parametri che sono stati introdotti il 30 aprile con un decreto del Ministro della SaluteRoberto Speranza. I parametri sono stati stilati per tenere sotto controllo l’andamento del rischio sanitario e sono divisi in tre categorie: ci sono gli indicatori sulla capacità di monitoraggio; quelli sulla capacità di accertamento diagnosticoindagine e di gestione dei contatti; e gli indicatori sui risultati relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari.

Indicatori della capacità di monitoraggio

  1. Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  2. Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  3. Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  4. Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
  5. Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).
  6. Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).

Indicatori della capacità di accertamento diagnostico e di gestione dei contatti

  1. Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.
  2. Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.
  3. Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).
  4. Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracing.
  5. Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.
  6. Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata una regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.

Indicatori della stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari

  1. Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.
  2. Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata Iss (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).
  3. Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella Covid-net per settimana (opzionale).
  4. Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata Covid-19 per giorno.
  5. Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).
  6. Numero di nuovi casi di infezione confermata da Sars-Cov-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.
  7. Numero di accessi al Pronto Soccorso con classificazione Icd-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a Covid-19 (opzionale).
  8. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti Covid-19.
  9. Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti Covid-19.

Visto che oltretutto esiste la Conferenza Stato Regioni i Presidenti tutti hanno avuto tempo e occasioni per rappresentare eventuali perplessità. Da oggi ognuno si assuma la propria responsabilità per eventuali altre misure restrittive.

Francesco Romano Risi © Riproduzione riservata.

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