Ci vuole una bella volontà per ritornare sui banchi di scuola a 49 anni. Ma Biagina Grippo, giornalista pubblicista di Santa Marina, lo ha fatto per aiutare suo figlio Francesco, 14 anni, che soffre della sindrome di Asperger, ovvero di una lieve forma di autismo. Biagina lo scorso anno si è iscritta all’Università e sta frequentando il secondo anno del corso di Scienze dell’educazione e della formazione.

“L’ho fatto per mio figlio – racconta – per essere più vicina a lui, per potermi occupare personalmente delle sue difficoltà”. In realtà Biagina, come tantissimi altri genitori con figli autistici, si è sentita abbandonata dalle istituzioni. “L’Asl e la Scuola fanno davvero troppo poco, anzi quasi nulla. E in giro – denuncia amareggiata – ci sono troppe persone incompetenti che non sono specializzate in materia”. Biagina è un fiume in piena. “Ho scoperto che mio figlio soffriva di questa sindrome solo quando aveva 11 anni. L’ho scoperto casualmente, a seguito di un attacco epilettico. Il pediatra e i medici che lo tenevano in cura non si sono mai accorti di nulla. In un Paese all’avanguardia come il nostro è possibile una cosa di questo tipo?”.

“L’Asl è al Medioevo – continua la mamma- non ha mai investito in questo campo. E noi genitori siamo stati costretti ad autofinanziarci per partecipare a corsi sull’autismo. Ci siamo specializzati autonomamente. E adesso molti di noi sono più preparati dei dottori. Un giorno parlando con un medico – racconta Biagina – gli dissi che mio figlio soffriva della sindrome di Asperger. Lui sapete cosa rispose? Cos’è sta cosa?”.

Problemi seri anche a scuola dove “Mancano insegnanti specializzati sull’autismo – racconta il genitore – per assistere un bambino autistico è necessario avere delle competenze specifiche, ma, invece, nella stragrande maggioranza dei casi, gli insegnanti di sostegno non hanno alcuna competenza”. “Quando invece capita la fortuna di trovare un docente preparato – continua – dopo un anno viene trasferito e il bambino resta nuovamente da solo. A scuola – alza la voce Biagina – è necessaria la presenza di docenti competenti e di continuità, altrimenti si finisce col peggiorare ancor più la situazione”. Fatto sta che adesso mamma Biagina passa l’intera giornata con Francesco. Lo aiuta a studiare, lo accompagna a scuola, a casa degli amici. Lo coccola e lo rimprovera quando è necessario. Francesco frequenta la prima classe dell’Istituto Alberghiero di Sapri e ha un sogno nel cassetto: diventare un bravo cuoco. Ma i casi come Francesco in Italia sono tantissimi.  Come intervenire? “Tanto per iniziare bisognerebbe inviare nelle scuole materne degli esperti per effettuare screening sui bambini e scoprire eventuali casi di difficoltà. Intervenire su un paziente di 3 o 4 anni – spiega Biagina – è molto più semplice rispetto ad un ragazzo di 15 anni”. Poi l’Asl dovrebbe investire di più, anche economicamente.

“La maggior parte delle famiglie si sentono, giustamente, abbandonate – continua il genitore – I soldi che l’Asl investe per un bambino autistico non bastano neppure per le terapie psicopedagogiche. E’ un dramma, siamo costretti a fare tutto da soli”. Ma questi genitori sono persone straordinarie. Non si fermeranno. Ne siamo certi. Lo fanno per il bene dei propri figli.

Vincenzo Rubano